Nell’ambito dei trattamenti di fase acuta dell’ictus ischemico, il trattamento endovascolare si pone come trattamento aggiuntivo alla fibrinolisi endovenosa nei casi di inefficacia di quest’ultima, o come trattamento di prima linea nei pazienti che risultano esclusi dalla fibrinolisi endovenosa stessa.
Il trattamento endovascolare si realizza tramite l’introduzione di cateteri all’interno delle arterie cerebroafferenti al fine di disostruire, per lo più meccanicamente, il coagulo responsabile dell’occlusione vascolare. Trattandosi di un trattamento invasivo si riserva a pazienti in cui il quadro clinico e/o radiologico faccia presagire un esito infausto in caso di mancata rivascolarizzazione.
Tale trattamento necessita di una adeguata organizzazione strutturale dell’ospedale caratterizzata dalla presenza di un Centro Ictus con personale dedicato, di una sala angiografica e di un equipe costituita da Neurologi e Neuroradiologi Interventisti. Per questi motivi è attualmente realizzabile solo in alcuni ospedali che rispondono a tali criteri. Negli anni il numero dei centri organizzati per espletare tale trattamento è progressivamente cresciuto sul territorio nazionale, al fine di far fronte all’incremento dei pazienti colpiti e potenzialmente trattabili.
Dal 2010 nel nostro paese tutte le procedure di rivascolarizzazione cerebrale per via endovascolare vengono registrate, in forma anonima, nel Registro Endovascolare Ictus. Si tratta di un registro multicentrico nazionale nato nell’ambito del programma strategico ministeriale “Nuove Conoscenze e Problematiche Assistenziali nell’Ictus Cerebrale”, che si propone come strumento per il monitoraggio dei trattamenti endovascolari della fase acuta dell’ictus ischemico.
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una rapida evoluzione nel trattamento dell’ictus, tuttavia vi sono ancora molti interrogativi aperti, ad esempio riguardo alla selezione dei pazienti da avviare al trattamento endovascolare. Inoltre la notevole variabilità relativa alle metodiche di trattamento tra i singoli centri e tra i diversi operatori impedisce al momento di identificare la migliore strategia terapeutica.
La partecipazione al registro prevede una stretta collaborazione tra Neurologi e Neuroradiologi, favorendo il confronto e lo scambio di informazioni finalizzato al miglioramento della gestione dei pazienti. Gli obiettivi del registro sono quindi il monitoraggio del numero di procedure e la valutazione di efficacia e sicurezza del trattamento.
Inoltre il registro punta a favorire l’omogeneizazione dei protocolli di trattamento ed a valutare l’equità di distribuzione dei centri su tutto il territorio nazionale.